Alura, metto giù due righe con un minimo di spiegaSSione in merito ai prototipi postati anche da calimero…. 😛
Pare che l’idea di creare una vetturetta di piccole dimensioni serpeggiasse da tempo in Fiat, ben prima del lancio della Nuova 500.
Nel 1931, un estroso progettista, Oreste Lardone, aveva progettato un’automobile di piccole dimensioni del tutto rivoluzionaria e anticonvenzionale: si trattava di una due posti a trazione anteriore e con motore bicilindrico raffreddato ad aria. Purtroppo il progetto di Lardone andò presto in fumo, proprio come il rumoroso motore della piccola vettura che prese fuoco durante il primo collaudo del prototipo lungo la salita di Cavoretto, antico borgo del comune di Torino.
Ma è dopo la guerra, negli anni della ripresa economica che inizia a delinearsi in forme più concrete l’idea di utilitaria economica, piccola e alla portata di tutti.
Del 1953 è la prima ipotesi di microvettura Fiat, del tutto ispirata, nelle forme e nell’essenza, alla Vespa. Ispirandosi al popolare scooter si pensava, infatti, di rendere indolore agli occhi degli italiani il passaggio dalle due alle quattro ruote. Il prototipo era sospinto da un motore bicilindrico a due tempi e aveva un abitacolo a due posti, oltre a passaruota dalla forma caratteristica che rendevano ancora più palese l’ispirazione motociclistica del veicolo; proprio questo allontanamento dal mondo automobilistico decretò l’accantonamento del progetto.

Arrivò quasi a centrare l’obiettivo, invece, un tecnico tedesco della Deutsche Fiat, Franz Bauhof, quando presentò il prototipo di una macchinetta a quattro posti con motore monocilindrico da 250 cm3 e conformazione a uovo che ne esaltava l’abitabilità interna. Scartato per la motorizzazione troppo modesta, il monocilindrico venne ripreso da Giacosa, che vide in esso la base giusta di partenza da cui elaborare la futura 500.
