di Marco Leonardi e Marco Fortina
Le giornate di sabato 12 e domenica 13 luglio rimarranno impresse nella memoria di noi cinquecentisti del coordinamento di Novara-Laghi e non solo.
Infatti, dopo tanto lavoro, è stato inaugurato il I Monumento Fiat500ClubItalia 500NovaraLaghi nel comune di Barengo.
Ho sempre sognato di realizzare un monumento alla Fiat 500, ma mai avrei pensato che ci saremmo riusciti. Non volevamo realizzare un monumento di un’auto, ma dell’auto per eccellenza, l’auto che ha motorizzato il popolo italiano e che è diventata uno dei simboli italiani per eccellenza riconosciuto in tutto il mondo.
Da quando è nato il coordinamento nel 2016 abbiamo sempre cercato di far conoscere i nostri territori e lasciare un “segno” del nostro coordinamento. Tra i progetti abbiamo esternato al Sindaco di Barengo, Fabio Maggeni, quale fosse il nostro sogno. Questa conversazione non ha avuto seguito fino a quando, qualche mese più tardi, siamo stati convocati in Comune per una riunione dove ci si chiedeva se fossimo davvero intenzionati a realizzare un monumento. Non potevamo che rispondere con un bellissimo “sì, Sindaco”.
Ben presto sono arrivati I primi problemi da risolvere, primo su tutti quello di trovare una scocca di una 500 che fosse in discrete condizioni come base di partenza del monumento. Non siamo riusciti però a trovarla. Abbiamo trovato, invece, due pezzi di cinquecento che due fratelli avevano deciso di tagliare letteralmente a metà. Entrambi, una volta esternata la nostra volontà di creare un monumento, hanno deciso di donarla per una giusta causa.
Il secondo problema era quello di cominciare il restauro, risolto sul nascere. Abbiamo portato i due pezzi al “Maestro” Gaudenzio Fortina, il quale, dopo un piccolo iniziale momento di stupore, ha deciso di entrare a fare parte del progetto e di mettere a disposizione la sua arte. Il “Maestro” Fortina è un grande amico, un professionista che ha sempre lavorato con le nostre amate Fiat500; mai avrebbe pensato che uno dei suoi ultimi lavori su una 500 d’epoca fosse proprio la creazione del nostro amato monumento.
Passo dopo passo, quello che inizialmente sembrava una pazzia iniziava a prendere forma.
Nel mentre il Sindaco Fabio ci contattò per ufficializzare che era stato scelto il punto dove sarebbe stata posizionata l’opera: non un punto qualsiasi ma il centro, il cuore del paese, accanto al comune e alla piazza dove si svolgono tutte le manifestazioni.
Così ebbe inizio una collaborazione unica, un restauro di una Fiat 500 contestualmente alla riqualificazione dell’area comunale. Entrambe dovevano essere ultimate insieme e così è stato. Dopo un’attenta analisi si è deciso il colore del monumento. Non volevamo un colore classico, ma un colore che si integrasse all’ambiente circostante in maniera armoniosa.
Perché proprio questo colore e quelle gomme? È la domanda che più spesso ci è stata rivolta, subito dopo lo stupore del primo sguardo, quando l’opera ha iniziato a dialogare con il suo spazio. La risposta affonda le radici in un intreccio di suggestioni, materiali e di memoria: il contesto architettonico (alle spalle dell’opera si erge un muro antico in mattoni a vista); una superficie viva, carica di storia. Non volevamo che il colore fosse una rottura, ma piuttosto continuità, una sfumatura che si inserisse con rispetto e discrezione nel paesaggio murario.
Barengo, piccolo borgo della provincia di Novara, immerso nella pianura e nella cultura del riso. Qui la terra parla attraverso i gesti di chi la lavora, e l’acqua, che plasma le risaie, lascia il segno sulle cose: sulle ruote dei trattori, ad esempio, che, immerse per mesi, si coprono di ruggine.
È quella ruggine viva, naturale, che ci ha ispirati. Non un colore qualunque, ma una tonalità che racconta il tempo, il lavoro, la fatica e la bellezza silenziosa della materia che si trasforma — una trasformazione che non consuma, ma arricchisce, che non distrugge, ma racconta.
Non potevamo usare le vere ruote dentate in ferro — troppo pesanti, troppo rigide per ciò che volevamo evocare. Così abbiamo scelto le ruote tassellate d’epoca: più leggere, ma non per questo meno evocative. Quelle ruote, nate per affrontare la terra, con i loro profili marcati e il passo deciso, parlano lo stesso linguaggio dei campi. Sono oggetti funzionali che diventano segni, tracce visive di un tempo in cui il lavoro agricolo era fatto di contatto diretto, di fatica e ingegno. Le abbiamo volute proprio per questo: perché portano con sé la memoria del movimento, della forza, e di quel legame profondo tra uomo, macchina e paesaggio. Perché un’opera pubblica non è mai solo un oggetto: è un gesto, una presenza, un dialogo.
Mesi e mesi di lavoro, il sogno prendeva forma, l’emozione ogni qualvolta ci si trovava aumentava in maniera esponenziale sino alla fine dei lavori, quando, su un carro attrezzi, lontano da occhi indiscreti, veniva posizionata sulla piattaforma creata appositamente per lei. Coperta ha atteso il tanto agognato giorno dell’inaugurazione.
Il 12 luglio 2025 alle ore 11, alla presenza di tutto il coordinamento Novara Laghi, del Sindaco di Barengo Fabio Maggeni, dell’assessore del Comune di Oleggio Samuela Borrini, delle cariche istituzionali della Regione Piemonte Annalisa Beccaria, della Provincia di Novara Davide Molinari , del Presidente Avis provinciale Claudio Magnaghi, del presidente Avis comunale di Barengo Marcello Rabozzi, delle Forze dell’ordine e del Parroco di Barengo e di fronte ad un gran numero di persone, è stato finalmente “scoperto” ed inaugurato il nostro monumento insieme alla piazza riqualificata. Fra lo stupore e gli applausi di tutti, le foto di rito e i discorsi tenuti, impartita la dovuta benedizione, tutti insieme abbiamo brindato all’evento con un fantastico rinfresco offerto dalla Proloco di Barengo.
Un ringraziamento speciale va al sindaco di Barengo Fabio Maggeni per avere creduto in noi fin dal primo istante e al “Maestro” Gaudenzio Fortina per il suo lavoro di restauro impeccabile.