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Raduno della Majella 2010

2° Raduno nazionale Memorial Nicola Verlengia
di Mario Cobellini
Casoli è oggi un piccolo e tranquillo paese di circa 6.000 abitanti ai piedi della Majella, là dove il Sangro e l’Aventino si uniscono, nella provincia di Chieti.
Una tranquillità trasformatasi all’improvviso (e per poche ore) in allegro caos variopinto delle piccole “quattro ruote” che si sono spinte fin quassù, arrivando perfino dalla Romagna, in occasione del 2° Raduno nazionale Memorial Nicola Verlengia, un amico scomparso, grande ammiratore di queste vetture che sono state protagoniste e simbolo del boom economico degli anni ’60.

Appuntamenti di questo genere sono anche l’occasione, per i partecipanti che giungono da lontano, per vedere luoghi nuovi, arricchire la propria cultura, scoprire realtà inimmaginabili fatte di scenari sorprendenti in cui gli uomini, come piccole formiche, si sono inseriti nel corso dei millenni, costruendo i loro rifugi per resistere ad una natura difficile ed anche ai pericoli portati da altri uomini.
Questo è il punto in cui i due grandi mari che sono ai lati della Penisola sono più vicini, un percorso relativamente breve ma accidentato che in epoche recenti ha visto fermarsi il fronte della Seconda Guerra Mondiale, alla quale questa terra ha dato un forte contributo prima con i suoi Alpini, andati a morire in terre lontane, e poi, dopo l’armistizio, con l’eroico Battaglione l’Aquila aggregato agli Inglesi dell’8ª Armata.
Ne faceva parte la Brigata Majella, composta da giovani abruzzesi che compresero che si era ad una svolta della Storia Contemporanea e che bisognava dare una mano.
E così molti di loro caddero nel lungo percorso della Liberazione che si concluse alle porte di Bologna con l’onore di una medaglia d’oro.
E la Brigata Majella nacque proprio qui, a Casoli, fra le mura di questo antico castello che ora visitiamo incuriositi, ascoltandone la storia travagliata ma sempre da protagonista della vita di questa gente.
Si parte addirittura a prima dell’anno Mille, si parla di invasioni barbariche, di possedimenti di Montecassino, di Duchi e di Crociate, di grandi famiglie come quella degli Orsini.
Ma torniamo alle nostre piccole regine della storia dell’automobile, le nostre 500 molte delle quali quasi irriconoscibili dal rumore di motori assordanti.
E qui si confrontano due culture.
C’è che per eccesso di amore ha trasformato motori, rinforzato telai, applicato strumenti elettronici, in pratica sostenendo che anche le vecchie 500 con un poco di trucco possono figurare (e anche molto bene) sulle strade dei nostri giorni.
E poi c’è che sostiene al contrario che queste piccole vecchie signore ricavano la loro grande dignità da un trucco “ leggero”, di “mantenimento”, lasciandone intatto lo spirito ed il fascino originale, anche se fatto di qualche ruga.
Insomma ognuno si sbizzarrisce come vuole, mettendo protesi per tentare di ringiovanire questa vecchia compagna o accettandola con amore così com’è, soltanto rifacendole appunto, di tanto in tanto, il trucco perché sia presentabile con dignità, nonostante gli anni.
Seppure diverse sono comunque dimostrazioni di infinito amore.
«È stata una bellissima manifestazione a livello nazionale» dice il sindaco Sergio De Luca, complimentandosi con il Sig Lannutti, presidente dell’Associazione 500 a Castello, nativo e originario di Casoli, che tanti anni fa emigrava a Castel San Pietro Terme (BO) senza però dimenticarsi del suo paese nativo, a tal punto che ha voluto regalargli un momento di allegria e turismo con questa manifestazione.
L’assessore Mario Foresi: «È stato un bell’evento e già da ora intraprenderemo iniziative per pubblicizzare la manifestazione a ad avere più adesioni di appassionati della 500».
Grazie al parroco di Casoli Don Gennaro, otteniamo la benedizione della manifestazione e poi subito dopo la partenza che avviene alle 9,45.
Risalendo l’Aventino incontriamo una piccola e antica torre di avvistamento, collegata appunto “a vista” ad altre, dalle quali con segnali notturni di fuoco, o di fumo durante il giorno, si comunicava l’avvicinarsi di un pericolo, forse anche dal mare.
E qui c’è il profondo lago Sant’Angelo, o Lago di Casoli, nato dallo sbarramento costruito negli anni ’50 per ricavare energia elettrica.
Ogni tanto è necessario fermarsi per dare una controllata al lungo serpentone che arranca (ma con brillantezza) in questo scenario impervio e bellissimo.
Ad aiutare sono motociclisti volontari, ma lo starter illustre è l’attore comico “bolognese” Pippo Santonastaso, che di questi raduni promossi dalla Carrozzeria Lannutti di Castel San Pietro nel bolognese, è ormai divenuto un testimonial fisso, un intrattenitore colto e divertente.
«Essere considerato “testimonial” dei raduni organizzati dalla “Carrozzeria Lannutti” è sicuramente una soddisfazione grande. Ho preso parte a tutti gli incontri di Castel San Pietro Terme (BO), noti come i Raduni Nazionali Amarcord del Castello e sono stato invitato anche al “2°Raduno Nazionale della Majella”, veramente eccezional sia per la grande partecipazione di inscritti, che per la formidabile allegria degli abitanti delle splendide località che sono state toccate. Andrea e Leonardo Lannutti in questa circostanza hanno aggiunto al già ricco itinerario che permetteva di ammirare i meravigliosi panorami che circondano la Majella, anche visite culturali. Trattandosi solo del 2° incontro non si pensava che la partecipazione fosse così numerosa. Il futuro promette bene e la mia speranza è che i Lannutti continuino a considerarmi il “testimonial ufficiale” delle loro straordinarie iniziative» ha dichiarato Santonastaso.
E ricordiamo che i Lannutti, saliti al nord, vengono proprio da qui, da Casoli. Anche nelle loro vicende storie di povertà, nonni, di emigrazione, di sacrifici e di coraggio.
E si parla, mentre andiamo, di tante cose, anche di briganti che venivano catturati e rinchiusi nelle torri. E poi lassù, in paesino lontano, Palombarola, è nato Enrico Brignano, un famoso attore. Come abbia fatto ad arrivare fino a Roma lo sa soltanto il Padreterno! Complimenti al coraggio e alla determinazione!
E ci sono nomi musicali come Civitella Messer Raimondo, altri, come Fara San Martino, che ci parlano di pastifici di fama internazionale, la maggior ricchezza e occasione di lavoro di queste valli.
E pare che il merito principale di tutto questo venga dalle acque purissime che sgorgano abbondanti e che possono essere utilizzate all’origine senza necessità di depurazione: a filtrarle ci pensano i polmoni della Majella.
A Palena, come negli altri luoghi, l’accoglienza della gente è addirittura commovente.
Pippo, il cui sangue è fatto a misteriose righe nere e azzurre studiate dagli scienziati di tutto il mondo, qui incontra fratelli di sangue più folli di lui. È tutta una festa.
Ma Palena c’è ben altro: un Museo Geopaleontologico preziosissimo e curatissimo, una vera meraviglia anche questa ospitata in un castello, un tesoro per gli studiosi.
Qui le rocce emerse e abbandonate dal mare portano nel seno le tracce tangibili di forme di vita ritornate alla luce per l’ammirazione degli studiosi e dei turisti che hanno il desiderio di capire, di sapere.
Ma ogni luogo meriterebbe la sosta di almeno un giorno, per assorbirne la cultura.
E le nostre 500 portano a spasso centinaia di persone che diventeranno sicuramente messaggeri di queste culture, di queste bellezze.
Arriviamo a Colledimacine: sta diventando una impresa destreggiarsi in piena mattinata fra golosità gastronomiche e bicchierotti di vino, in attesa del pranzo che certamente slitterà rispetto l’ora stabilita.
Ma è impossibile non lasciarsi coinvolgere dall’abbraccio divertito e dall’ospitalità di questa gente.
Passiamo accanto a Juvanum, dove ci sono tracce romane che non abbiamo purtroppo il tempo di ammirare. Lo segniamo comunque sul nostro taccuino dei buoni propositi.
E concludiamo il nostro anello, in realtà brevissimo (soltanto una ottantina di chilometri), che però ci ha condotto attraverso millenni di storia.
Ed è una magnifica e affascinante storia che appartiene a tutti noi.
Dobbiamo conoscerla meglio.
La Majella, come una grande madre paziente, ci aspetta.