Racconti di viaggio in 500 di Michele Squeri – Russia

Michele Squeri รจ partito a novembre da Fiorenzuola (PC) perun viaggio epico con la 500 di sua nonna materna.  Attualmente si trova in Russia, dove la 500 ha fatto i suoi primi capricci… Riportiamo sotto parte del suo diario di viaggio e le bellissime fotografie.

 
Cโ€™รจ stato un momento, (uno di quei momenti che sembrano non finire mai) in cui, demoralizzato e stanco, avrei voluto che la cinquecento non ce lโ€™avesse fatta a ripartire. Quando tutti quei dotti, medici e sapienti non riuscivano a cavare in ragno dal buco, avrei voluto che tutto finisse cosรฌ, con la gloria di una resa onorevole, con lโ€™onore delle armi al โ€œviaggiatore coraggioso, ma sfortunatoโ€. Sarebbe stato facile, sarebbe stata โ€œcausa di forza maggioreโ€, sarebbe stata una vigliaccata.
ci sono cose che mi aspettano,a casa, ce ne sono altre che mi aspettano lungo la strada, la scelta non รจ facile e tutto puรฒ ancora accadere.
Vado avanti con la consapevolezza della precarietร , pronto a combattere almeno tanto quanto lo sono a rinunciare. โ€œรจ tutto un equilibrio sopra la folliaโ€, รจ tutto sui piatti della bilancia: costi e ricavi, felicitร  e tristezze, baci e sberle, luci ed ombreโ€ฆ partire per poter tornare, prendere la rincorsa per abbracci lunghissimi.
La mia macchina รจ stata, per un paio di giorni, un bellissimo banco di prova per giovani meccanici abituati a lavorare su automobili ultramoderne, armati di computer e programmi che ti dicono esattamente cosa fare. Hanno anzi smontato lโ€™unica cosa elettronica che avevo: โ€˜avviamento, sostituendolo con quello originale a puntine. Un buon passo indietro per ritrovarsi, loro ed io, parecchi passi avanti nel passato, che ritorna prepotente allโ€™assalto.
Smontando e rimontando, sono convinto che abbiano sbagliato qualcosa, ma ne sono usciti ed io posso riprendere il mio viaggio in tranquillitร โ€ฆ spero!
tre sere fa, sono rimasto a piedi per una strada buia, in mezzo a niente, foreste e cielo limpido.
Un gran traffico di camion e qualche macchina che non pensava proprio a fermarsi, nonostante i miei segnali con la torcia ed il triangolo appoggiato a terra.
un ragazzo accosta, mi dice tre parole in russo e riparteโ€ฆ maledetto lui! Altre macchine sono ferme poco lontano, le raggiungo a piedi e il primo con cui tento di parlare mi palleggia al secondo, il quale, dopo due rimbalzi, mi passa la terzo che mi traina, con una corda, poca cognizione e tanti sobbalzi, fino al piรน vicino paese e alla concessionaria lada,
Passano i chilometri come se fossero uno stormo di gabbiani, una mandria di cavalli allo stato brado, un branco di delfini che giocano, impazziti di gioia.
passano i chilometri, lasciando lungo la strada immagini sempre uguali di una siberia noiosa, se vista in questo modo, con la fretta di arrivare a vedere qualcosa, con la voglia di conoscerla mentre file di camion ti sorpassano, talmente da vicino da renderti conto di quanto sia piccolo il tuo mezzoโ€ฆ piรน piccolo di una delle loro ruote.
Passano le ore e quasi non te ne accorgi. Non perchรฉ non sia preso da una noia mortale, non per la (inesistente) varietร  dei paesaggi che, seppur lentamente, appaiono da un orizzonte e scompaiono da quello opposto, riflesso nello specchietto retrovisore, non per lโ€™infinita betullaggine che si ripropone sempre uguale, ma per i pensieri che accompagnano tutto questo.

Scorrono, i pensieri, allo stesso modo: lentamente, inesorabilmente, uguali a se stessi ad ogni giro di boa, e si trascinano lungo giornate infinite, alla ricerca di attenzioni e soluzioni che non so dar loro, se non per attimi fuggevoli, inconsistenti e perduti per sempre.

cerco me stesso in un metro cubo dโ€™aria riscaldata, perduto nellโ€™infinito e congelato viaggiare.
fatico a trovare un senso a quello che sto facendo.
โ€ฆโ€ฆโ€ฆโ€ฆโ€ฆโ€ฆ
Un cielo come quello di oggi farebbe schifo in una foto.
Grigio ed uniforme, opprime un paesaggio che cambia con la stessa lentezza esasperante del suo scorrere. Betulle, alberi dal tronco bianco nettamente disegnato sul bruno sfumato della loro stessa ramaglia novella. A piccoli gruppi, disegnano isole nel mare di neve che ricopre il terreno, mentre, sullo sfondo, 
boschi immensi racchiudono paludi gelate di cui, a malapena, si scorge il limitare. Un vento che a volte tira ed altre spinge mi da il senso della fatica di un procedere quasi inutile, o meglio: di cui mi rifiuto di cercare un significato coerente.
La macchina scricchiola ad ogni sobbalzo, io ad ogni attimo di consapevolezza.

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