
di Roberto Chiodi
31 maggio. All’arrivo ad Almaty, pioggia di petali e cioccolatini, miss chilometrica e come sempre la nostra 500 al centro dell’attenzione. Soprattutto quando la miss entra contorcendosi nell’abitacolo e – per la gioia di operatori e fotografi – ne rispunta dal tettuccio tutto aperto. Subito dopo, nel parcheggio riservato dell’hotel c’è un darsi da fare vorticoso che, visto dall’alto del nostro balcone al quinto piano, dà l’idea di un formicaio impazzito. Il nostro motorino d’avviamento è arrivato, venti minuti e per noi è finito tutto il lavoro da fare.
La proverbiale semplicità del Cinquino e l’accurata preparazione del “mago” Michele De Filippis hanno reso la vettura – se non proprio invulnerabile – molto affidabile. Basti dire che per non spegnere il motore (in certe situazioni poteva essere problematico farla ripartire a spinta) in più di una tappa l’abbiamo tenuto sempre acceso 10-12 ore di fila.
Da domani comincia la traversata delle steppe kazake con tutte le prove su terreni sterrati o sabbiosi. Stiamo mettendo a punto una strategia per evitarne la maggior parte, ma già riuscire a timbrare soltanto in partenza e all’arrivo (e scegliendo di conseguenza più asfalto possibile) significa comunque una tirata di 750 chilometri. “Lucy in the Sky” ce la farà. Se no, ci saremo persi in qualche landa sperduta del Kazakistan meridionale…